NON FACILE ORIENTARSI, di GLG

gianfranco

 

 

La Lega Nord è scesa in piazza Santa Croce a Firenze per dire No alla riforma costituzionale promossa dal governo Renzi. Il segretario del Carroccio, dopo aver attacco il presidente del Consiglio e Silvio Berlusconi prima dell’evento, ha lanciato la propria candidatura a premier: “Non c’è più tempo da perdere” [dall’ANSA di qualche giorno fa].

 

*****************

 

Ho letto pochi giorni fa questa notizia, ma poi sui vari giornali, che citano solo i discorsi fatti durante la manifestazione, non vedo gli attacchi a Berlusconi. Del resto, la confusione è massima. La minoranza piddina si è scissa e, com’è già noto, Cuperlo fa da sponda a Renzi. Maroni sembra che abbia fatto a Firenze un discorso di alleanza con Salvini. Toti di F.I. era lì, ma Parisi si è defilato e i berlusconiani non perdono occasione per far sapere che per loro il capo resta il solito doppiogiochista (rifiutato perfino dal Padreterno che lo aveva ormai in mano). E mentre il “nano” fa sapere che c’è solo qualche apparente somiglianza con Trump giacché lui non è di “destra”, il suo designato, Parisi appunto, polemizza apertamente con chi era a Firenze, sostiene che così si perdono i “moderati” e dichiara esplicitamente che, anche vincesse il NO, non verrebbe chiesto a Renzi di dimettersi; anzi si è disposti a discutere di un possibile accordo “nazionale”.

E’ del tutto evidente che Berlusconi si comporta come all’epoca dell’aggressione alla Libia. Si piegò fino al pavimento davanti a Obama, disse per pura forma che aveva perplessità su quell’operazione ma pronunciò il “sic transit gloria mundi”, lasciando che massacrassero colui che aveva ricevuto a Roma con tutti gli onori nemmeno un anno prima. Solo quando in Libia si è constatato il caos creato dall’operazione Usa con i suoi sicari europei, il traditore ha cominciato a sostenere che l’aveva previsto, che era contrario, ecc. Non parliamo del fatto che, pur mettendo in giro l’altra balla d’essere stato liquidato quale premier contro la sua volontà, in realtà ha pienamente accettato di mettersi da parte su ordine del rappresentante Usa in Italia, che diede il governo a Monti, cui seguirono Letta e infine Renzi. E il vile ha sempre finto una “responsabile” opposizione a quest’ultimo; in realtà, un effettivo sostegno, tradendo continuamente i suoi pretesi “alleati” (ricordarsi sempre del suo comportamento alle elezioni a Roma, dove riuscì a fottere la Meloni con un candidato burletta).

Bisogna mettersi finalmente in testa che questo “badogliano” è l’autentico intralcio di chi vuole un minimo di rinnovamento in Italia. Renzi si presenta per quello che è, costui è invece un vigliacco, un mestatore, uno che sta preparando l’appoggio non tanto al Pd (partito anch’esso ormai superato nei fatti), bensì proprio a coloro (ambienti politici ed economici) che intendono creare un regime soffocante e prendi tutto. Un regime ancora peggiore di quello democristiano, senza poi considerare che non ci saranno uomini di un qualche valore (come ce n’erano nella prima Repubblica), ma solo nanetti cattivi e pericolosi del tipo di Renzi e le sue Ministre e viscidi intriganti come il vegliardo che paga le giovanette per prestazioni varie.

Da questo punto di vista, è indubbio che l’elezione di Trump alla presidenza degli Usa (se non assisteremo a strani capovolgimenti della “grande democrazia”, ma ne dubito almeno per il momento) ha creato molti grattacapi a quello che è il reale progetto portato avanti, con contatti segreti e fingendo di essere opposti l’uno all’altro, da Renzi e Berlusconi. Questo progetto – per cui lavorano nemmeno tanto nell’ombra personaggi come Gianni Letta e Confalonieri – è di arrivare a qualcosa che assomigli a quel “partito della nazione”, di cui si era già vociferato un bel po’ di tempo fa. Con la Clinton, tutto sarebbe andato liscio; e anche la polemica di Renzi con gli organi della UE, del tutto consentita e perfino spinta da Obama (e che sarebbe stata senz’altro approvata pure dalla prevista “successora”), era funzionale ad ingannare molti antieuropeisti (alcuni falsi e pericolosi, ma altri decisi effettivamente in tal senso).

Adesso, i vertici della UE sbandano e le dichiarazioni di Juncker contro Trump ne sono un evidente segno; sono stati presi alla sprovvista. Non mi lancio però per il momento in supposizioni premature. E’ in ogni caso chiaro che nella UE era appoggiata la politica del caos obamiana; e anche così si spiega l’atteggiamento benevolo della Merkel verso gli immigrati, una delle manovre per creare disgregazione sociale nei principali paesi europei al fine di favorire certi gruppi predominanti statunitensi assieme ai “cotonieri” dalle nostre parti (e il TTIP, visto con disfavore da Trump, era in fondo qualcosa in linea con simile politica).

Adesso, questi servi, abituati all’ormai abitudinario strisciare di fronte a dati vertici degli Stati Uniti, hanno paura che tutto venga rimesso in discussione. Non credo verrà meno, nella sostanza, la volontà d’oltreatlantico di “influenzare” la UE; tuttavia, non è escluso che i nuovi ambienti statunitensi al comando – se ce ne sono di ben precisi e in fase di consolidamento – potrebbero decidere di avere nel nostro continente altri referenti, meno impopolari di quelli attuali ormai aborriti da consistenti fasce di popolazione. Passata la prima reazione scomposta di smarrimento, gli attuali dirigenti europei tenteranno di riprendere la fiducia anche degli eventuali diversi dominanti Usa. E’ tutto da vedere.

Le forze effettivamente autonomiste in Europa, che finora hanno agito con spirito troppo tatticistico (soprattutto in Italia), dovrebbero essere molto più chiare e nette nel dire che non si accetterà più la direzione degli Stati Uniti. Se Trump mantiene certe idee di allentamento della presa in Europa (anche attraverso la Nato), bene. Se vorrà favorire un certo rapporto con la Russia, ancora meglio. In ogni caso, le forze veramente autonomiste devono prendere in mano la situazione e pretendere, senza alcuna “timidezza”, che Trump segua sul serio quanto dichiarato. Inoltre, è indispensabile attaccare con estrema durezza le forze dette “progressiste”, che finora ci hanno condotto al più avvilente servaggio, e indirizzarsi a nuovi e fattivi rapporti con la Russia. La si smetta di cianciare, come ha fatto in questi giorni proprio Salvini, di liberarsi della stretta dei poteri finanziari. I poteri da contestare e respingere sono quelli provenienti dai vertici statunitensi, quelli attivi dalla fine della guerra mondiale ad oggi; e soprattutto quelli che hanno approfittato del crollo del sedicente campo “socialista”.

E adesso vediamo un po’ chi ha vera coerenza nel parlare della nostra indipendenza!